Metamorphosis

Assunta Pasquini

Il termine Metamorphosis deriva dal greco ed è composto da meta, che significa "cambiamento" e da morphē, "forma".

Questa parola ci restituisce quindi l’atto di trasformazione di qualcosa in qualcos’altro.

La Metamorfosi può essere fisica, pensiamo al bruco che muta forma e diventa farfalla, oppure può essere astratta, come il passaggio da uno stato ad un altro, da adolescente ad adulto,  da celibe a sposato, da sposato a separato, da occupato a disoccupato.

Da un lato ci riporta al concetto di dinamismo della vita, fatta di transizione, di fasi, ogni fase porta dei cambiamenti e ne consegue che il cambiamento è un processo naturale degli organismi viventi.

Dall’altro ci mette difronte alla necessità di acquisire quelle abilità che ci permettano di trasformarci, di cambiare forma, di accogliere il cambiamento, di affrontare le difficoltà, di non perdere il contatto con se stessi e di aver cura di se.

Tuttavia, si sente parlare spesso di resistenza al cambiamento.

Questo accade perché il cambiamento ha due facce; rappresenta sì un’opportunità di crescita, ma viene percepito anche come un rischio che a livello emozionale si traduce con paura. Paura dell’ignoto, di fallire e di soffrire. Questo crea una stasi, ci si sente immobilizzati, incapaci di fare anche un solo piccolo passo verso una nuova direzione. Non agire equivale a restare fermi e ingabbiati in una determinata situazione.

Alla base di ogni processo di crescita personale c’è una volontà, un desiderio di cambiare qualcosa. Spesso non sappiamo neppure dare un nome a quel qualcosa, ma siamo spinti da un bisogno che si manifesta sempre con maggior intensità, da un disagio percepito, da un'avvicendarsi di emozioni come la tristezza, l’ansia crescente, la paura, l’infelicità, un malessere fisico. Tutti questi stati emotivi ci possono spingere verso il bisogno di ritrovare il benessere, la felicità.  

Già Aristotele parlava di Eudaimonia,  uno stato di felicità, soddisfazione, salute e benessere. L’Eudaimonia è raggiunta attraverso l’azione e, agendo in linea con i nostri principi e con la nostra natura, ci muove in direzione del nostro potenziale. Attraverso la coltivazione delle nostre virtù, pensieri ed azioni, Aristotele credeva che si potesse condurre una sorta di percorso verso una crescita esistenziale.